visualizzare il contenuto principale

Centro d'ascolto Don Bosco

Fortemente voluto, ormai più di nove anni fa, dalle sette parrocchie del quartiere (don Bosco, Regina Pacis, Corpus Domini, S. Pio X, Visitazione, Madre Teresa di Calcutta, Santa
Maria in Augia), il centro d’ascolto don Bosco vede le Caritas parrocchiali intersecarsi in una rete di solidarietà, anche con quelle realtà del sociale – pubbliche e non – che si spendono in maniera concreta per offrire un aiuto a persone e famiglie in difficoltà in una zona di Bolzano che ne ospita diverse.

Attualmente il centro d’ascolto è aperto il giovedì, dalle ore 15.00 alle 17.30, nei locali della canonica della parrocchia don Bosco, ma presto si trasferirà presso il Centro Pierino Valer. I volontari del Centro d’ascolto, accompagnati da Mariano Buccella, collaboratore della Caritas diocesana, offrono un orecchio aperto per ascoltare i problemi delle persone e delle famiglie e per aiutarle a trovare, insieme, alcune possibili soluzioni. Grazie alle risorse ottenute dalle apposite collette delle parrocchie, offrono anche piccoli aiuti finanziari.
Massimo Mura, Mirella Spadina, Carla Lucchi e Paola Pallaoro mi accolgono presso lo sportello, che funge da anticamera dell’ufficio nel quale si svolgono i colloqui.
“Le persone che si rivolgono a noi abitano nel quartiere, spesso le conosciamo da tanto tempo, però ci sono anche persone che sono venute a vivere nei dintorni da poco. Per esempio, stiamo cercando di aiutare un’infermiera proveniente dal nord Africa a trovare una casa abbastanza grande per la sua famiglia. Personalmente, mi occupo in particolare delle persone sole: quando c’è una richiesta, vado a portare loro la spesa. Capita di trovare delle situazioni difficili, e le segnaliamo all’assistente sociale. Distribuiamo anche farmaci…”.
“Sì - conferma Massimo - troviamo molta disponibilità presso la farmacia e presso alcuni medici del quartiere. Se avessimo più volontari, potremmo fare molto di più: le visite a domicilio, gli accompagnamenti ai servizi sociali, aiutare a scrivere il curriculum o a frequentare un corso… Naturalmente, grazie a Caritas, offriamo a tutti i volontari formazione e accompagnamento”.
Chiedo a Massimo, che è anche diacono della parrocchia e membro del consiglio pastorale, cosa significhi per lui questa esperienza: “È un’esperienza che ti mette di fronte ai tuoi limiti, e quindi ti fa crescere nella capacità di avere pazienza, nella condivisione. Ti faccio un esempio: circa un anno fa abbiamo aiutato una signora che aveva una situazione molto particolare. Contrariamente alle nostre regole, che prevedono pagamenti effettuati direttamente ai creditori, le abbiamo donato una certa somma in contanti. Ebbene, dopo circa un anno la signora è tornata e ci ha chiesto di poter restituire questi soldi in piccole rate. Ci ha spiegato che in quel particolare momento della sua vita, quei soldi l’avevano sollevata da una situazione molto pesante, e lei desiderava rimetterli a disposizione di qualcuno che venisse a trovarsi in una situazione simile. Mi chiedo se io, al suo posto, avrei fatto lo stesso”.

Parrocchia Critso Re

Da settembre 2021 padre Davide Traina è la guida della piccola comunità dei Domenicani a Bolzano e il parroco della parrocchia Cristo Re. Nel 2022 è anche entrato a far parte della commissione diocesana per i problemi sociali e il lavoro. Gli abbiamo posto qualche domanda sullo sviluppo della carità in una comunità cristiana, sulla sua idea di Caritas parrocchiale e sulla sua nuova comunità parrocchiale.

Quando gli chiedo cosa significa per lui carità cristiana, risponde con calma e pacatezza, ma dietro le sue parole si percepisce la fede profonda e una carità attiva, meditata e fondata nella preghiera.
“La carità è liberazione. L’amore cristiano deve innanzitutto liberare la comunità e le singole persone dall’indifferenza verso gli altri, e chi è in una situazione difficile dalla sua condizione di disagio. Per questo il primo passo per una Caritas parrocchiale è sensibilizzare lo sguardo della propria comunità. La nostra povertà spesso si chiama invisibilità. Sono invisibili gli anziani soli, che stanno in casa e non escono più. Non ci accorgiamo della povertà delle famiglie, una povertà relazionale ma anche materiale, sul territorio parrocchiale gli affitti sono molto alti e basta poco per trovarsi in difficoltà e non riuscire a far fronte alle spese. Ci sono poi gli accattoni, alcuni sono di passaggio, ma ci sono anche persone con un disagio profondo.
Non bisogna avere la pretesa di trovare una soluzione, avere fretta di mandare la persona che chiede aiuto di qua o di là. Quello che conta non è l’azione, ma lo sguardo sulla persona, la vicinanza. Ricordare a noi stessi e alla persona che abbiamo di fronte che essa non è il suo problema, ma un fratello o una sorella. Vorrei che fosse l’intera parrocchia ad avere questo sguardo, perché è della fede, della spiritualità.” 
Gli chiedo di farmi qualche esempio, e padre Davide non ha bisogno di pensarci molto. “Ho fatto amicizia con M., che dorme per strada, beve e non si fa aiutare facilmente. Il nostro rapporto non è basato sulla sua richiesta di aiuto ma sull’ascolto e sul rispetto reciproco. Certo, questo richiede tempo, e per questo bisogna unire le forze. Anche scoprire la solitudine degli anziani richiede tempo. Non riesco a capacitarmi del fatto che, in una parrocchia che conta 8.500 abitanti, per la maggior parte anziani, soltanto 20 chiedono la comunione a casa. Vorrei capire, conoscere meglio la mia comunità: sto pensando di riproporre la benedizione delle case, quella è un’occasione per incontrare le famiglie, per conoscere la realtà delle persone. In parrocchia, intanto, c’è una commissione carità formata da 5 persone, e il 20 novembre sono iniziati alcuni incontri di riflessione su temi sociali che mi sembrano importanti e attuali, come la violenza sulle donne, le dipendenze e il disagio giovanile, la malattia e il lutto, l’impegno e la responsabilità, e un incontro per gli anziani intitolato ‘prudenti ma non indifferenti’.”
Obietto che, però, l’ascolto e lo sguardo attento non sempre bastano a risolvere le difficoltà concrete: “Certo che no” è la sua risposta. “Per questo la comunità parrocchiale deve collaborare con l’Ente pubblico, con i servizi sociali. Stiamo sul territorio, offriamo ciò che possiamo, e uniamo le forze per lavorare alla maturazione umana delle persone. Ma non possiamo agire senza riflettere, e soprattutto senza pregarci su”.

Potete trovarci a:

Bolzano, via Cassa di Risparmio 1, tel. 0471 304 330, fax 0471 304 394

Merano, via Galileo Galilei 84, tel. 0473 495 632, fax 0473 276 948

Bressanone, via stazione 27/a, tel. 0472 205 965, fax 0472 205 928

Brunico, via Paul von Sternbach 6, tel. 0474 414 064, fax 0474 413 979

gemeinschaft.comunita(at)caritas.bz.it


Condividi con i tuoi amici